Anche LA7 è una polveriera, Massimo Giletti ne salva soltanto due: “Rapporti azzerati”
Se è vero che Atene piange, anche Sparta non ride granché. Non è la RAI l’unica emittente televisiva alle prese con qualche difficoltà
La RAI sta attraversando un periodo molto difficile, senza ombra di dubbio. Tra addii più o meno illustri e chiusure inattese, l’emittente di Stato sta perdendo colpi come non le accadeva da molto tempo. Non è però solo il servizio pubblico ad avere a che fare con problematiche di questo tipo.
Anche la concorrenza infatti è costretta a fare i conti con difficoltà più o meno analoghe. Ad esempio LA7 che ha spezzato all’improvviso il legame professionale con uno dei suoi principali conduttori, vale a dire Massimo Giletti.
Lo showman e giornalista piemontese ha dovuto abbandonare senza motivo il suo “Non è l’Arena“, chiuso dall’oggi al domani senza una ragione apparente. Che abbiano pesato le inchieste bollenti sui rapporti tra lo Stato italiano e Cosa Nostra?
I dubbi e gli interrogativi restano, soprattutto perché in seguito a quanto accaduto Massimo Giletti è stato di fatto emarginato e i suoi attuali rapporti con i vertici di LA7 sono inesistenti, praticamente azzerati. E soprattutto appaiono irrecuperabili, tranne un paio di doverose eccezioni.
Massimo Giletti, cosa è successo a LA7: solo due giornalisti lo hanno appoggiato
Nel corso di una lunga intervista concessa al quotidiano “La Verità” Massimo Giletti, che ha condotto su RAI Tre uno speciale dedicato alla strage di Ustica, ha citato gli unici due giornalisti che lo hanno sostenuto nei giorni della chiusura di “Non è l’Arena”.
“Michele Santoro dalla Gruber disse che era inutile parlare di libertà di stampa in Russia mentre chiudevano Non è l’Arena senza apparente motivazione. E non dimentico l’articolo di Francesca Fagnani per sostenermi. Sono stati gli unici che hanno avuto il coraggio di esporsi“.
Massimo Giletti, il futuro è deciso: continuerà a farlo
Ora che dopo la tumultuosa rottura con la LA7 Giletti ha fatto ritorno in RAI, sembra deciso a proseguire nel cammino intrapreso negli ultimi anni: “A 62 anni non posso rinunciare a fare inchieste. Ce n’è bisogno e il successo di programmi come Report lo dimostra“.
Dunque il percorso professionale del conduttore torinese sembra segnato: a partire dal prossimo autunno via ad un nuovo programma di intrattenimento giornalistico. Nella speranza che i vertici di Viale Mazzini si comportino diversamente da Urbano Cairo.